Intervenuto ieri sera ai microfoni della trasmissione televisiva “Corner”, l’ingegner Angelo Russo, nonché nipote del Cavaliere Angelo Massimino, commenta l’attuale situazione societaria:
“La vicenda del ’93 è molto diversa, allora il Catania venne radiato per poi essere reinserito nei ranghi federali e il governo del calcio pretendeva una garanzia non dovuta, all’epoca la questione fu completamente diversa. I problemi di quegli anni nacquero dalla gestione precedente, la quale portò i libri in tribunale, Angelo Massimino subentrò un po’ come SIGI oggi, garantendo personalmente la continuità. Sono del parere che i tifosi oggi meritino che qualcuno possa spiegare come stanno effettivamente le cose: SIGI tenta di acquisire il Catania dalla vecchia proprietà, il ché significa il possedimento di un progetto imprenditoriale e io da tifoso mi chiedo: qual era il progetto di SIGI per il quale si chiedeva alla vecchia società il passaggio di testimone? Cos’è successo? Questo è quello che il tifoso si chiede e non capisce“.
“Nessuno discute il fatto che i problemi attuali risalgono alla gestione precedente, anche perché gli imprenditori della SIGI stanno facendo degli sforzi sovrumani, quello che mi preoccupa è che il progetto imprenditoriale fosse non tarato per le esigenze del Calcio Catania. Quando Tacopina si avvicina in un determinato momento per poter rilevare il Calcio Catania, nella discussione emerge una mancanza di liquidità in corso d’opera, Tacopina si offre disponibile a finanziare in parte questo problema probabilmente chiedendo delle garanzie personali e si offre a Tacopina la possibilità di rilevare il Catania in condizioni completamente diverse rispetto a quelle che una trattativa logica avrebbe comportato“.
“Purtroppo la piazza di Catania viene penalizzata dai mancati incassi, da Torre del Grifo, dagli aspetti legati al Covid, il mio dubbio è legato all’effettiva calibrazione dello sforzo di SIGI. In serie C le operazioni dal punto di vista del bilancio sono senza dubbio a perdere, ma viste le difficoltà evidenti dal punto di vista finanziario, perché non si è puntato a realizzare un campionato di transizione cercando di creare l’ossatura per poter realmente vincere il campionato successivamente? La piazza di Catania pur essendo una piazza che ambisce a vincere subito, ha dimostrato negli anni una certa intelligenza nel capire quali potessero essere le dinamiche della vita di una società, perché si è sprecata questa possibilità? Noi non abbiamo nessun ragazzino degno di nota nella nostra rosa e questo non va bene“.
“Perché Catania non riesce ad esprimere qualcuno in grado di rilevare correttamente questa squadra? In effetti se analizziamo il primo periodo di Pulvirenti questa risposta è insita nei primi anni della sua gestione e sembrerebbe che non sia così. Io mi sono formato un’idea diversa di quegli anni di gestione, e posso dire che nel periodo in cui il nonno (Angelo Massimino ndr) ha gestito il Catania ovvero 30 anni, e soprattutto in questo periodo attuale, non esiste nessuna possibilità che un imprenditore di “livello” catanese possa garantire da solo la continuità del Calcio Catania, soprattutto a causa della situazione debitoria in cui versa la stessa squadra. Mi sono affezionato all’idea che SIGI potesse fare in qualche modo da collante affinché piccoli imprenditori si riunissero, ma questo non è nel DNA dei catanesi, facciamo grande fatica a stipulare società, a consociarsi, a lavorare in gruppo, è un problema che noi abbiamo sempre avuto e lo manifestiamo in qualunque momento. Probabilmente nel calcio non è la strada giusta, laddove si comanda in due ci sono problemi, vedi l’Inter, il calcio è qualcosa di strano che necessita solo di una persona al comando, non riesco ad immaginare altre situazioni. Non è affatto vero che le società possano essere gestite come business, nel calcio bisogna prendere delle decisioni molto rapide. I catanesi hanno dimostrato che è molto importante salvare la matricola perché è un pezzo di storia che ci appartiene che ci ha tenuti legati per per tantissimi anni spesso nella disgrazia spesso nella sofferenza.
“Io credo che il catanese oggi sarebbe anche disposto ad aspettare affinché si generassero le condizioni per poter fare qualcosa di positivo e queste condizioni devono essere generate sul campo, bisogna abbassare i costi di gestione e non cambiare allenatore durante gli anni oppure non si può fare una rosa composta da 25-30 giocatori con stipendi che non sono all’altezza del campionato. A me dispiace dire che il quinto posto del Catania non era quello a cui SIGI ambiva altrimenti non avrebbe cambiato l’allenatore, SIGI ha provato giustamente alla fine a vincere il campionato e non c’è riuscita, però se questo era l’ultimo gesto eroico di SIGI allora siamo nei guai“.
(Foto: CalcioCatania.com)