Catania è la città dello squilibrio. Sono stato uno strenuo sostenitore di questa dirigenza nel primo anno di gestione e fin poco dopo la vittoria del campionato di Serie D. I soloni, gli estremisti ipercritici, sapevano già tutto, io no. Speravo e credevo fortemente nella dirigenza siculo-australiana, nella rinascita, fino a rendermi conto che di siculo non hanno proprio nulla.
Parimenti, ho criticato negli ultimi mesi i sostenitori aprioristici che nemmeno dinanzi alle abominevoli evidenze estive, culminate con lo scempio del calciomercato invernale, hanno scelto aprire gli occhi ingoiando quegli enormi posciutti. La verità sta sempre in mezzo. Dapprima non ritenevo di avere elementi atti a criticare l’operato del club, ora rido, amaramente, di fronte a quella sparuta minoranza che continua a credere in Pelligra, in Grella e nel marciume che continua a infangare il nostor glorioso nome (peraltro mai riacquisito). Comunque sia, rifuggo gli estremismi.
Non commento la cessione di Castellini, è stata già ampiamente dibattuta da più parti e non occorre rinascere Gianni Minà per comprendere la gravità sportiva della questione. Tutto, ogni scelta, incluso l’imbarazzante silenzio di Grella che preferisce tapparsi la bocca con un sigaro, eludendo con maleducazione le domande di un giovane e coraggioso giornalista, anziché interagire con stampa e città, riconduce a un processo di dismissione dell’attuale managment.
Poco male. Se hanno intenzione di togliere il disturbo che abbiano, quanto meno, il coraggio e le balls (Pelligra ci teneva che migliorassimo il nostro inglese), così ci capiscono, di indire una conferenza stampa e rendere pubbliche le loro intenzioni. Ah già, ma chi dovrebbe parlare? Il presidente Pelligra, impegnato a godersi i festeggiamenti agatini, o Grella u mutu?
P.S. Scelta della foto non casuale. Meglio vedere la faccia del liotru.