Si è davvero voltato pagina?

Habemus Vittoria. Finalmente una gara convincente al di là del risultato ottenuto per la squadra etnea che ha battuto domenica a ora di pranzo l’Avellino con un risultato che bissa quello dello scorso anno: 3-1.

Il Catania inizia forte, in controtendenza rispetto a tutti i primi tempi giocati fino ad ora, e al 2′ Russotto con una bella punizione deviata dalla barriera trafigge l’incolpevole Forte. Sembra esserci una sola squadra in campo con Russotto e Piccolo che dialogano tra loro e proprio tramite un’azione propiziata dai due, Piccolo fornisce a Russotto la palla del 2-0.

Partita finita? Neanche a parlarne perché, proprio ad una manciata di secondi dalla fine del primo tempo, Maldonado si imbatte in un “infortunio” con un goffo retropassaggio a Martinez, dove l’attaccante Santaniello capisce tutto e l’estremo difensore non può far altro che atterrare l’avversario e regalare un calcio di rigore agli irpini.

Sul dischetto si presenta D’angelo e l’Avellino accorcia le distanze. Nella ripresa come era prevedibile cala un o’ il Catania che non soffre tantissimo se non per una conclusione dello stesso D’Angelo neutralizzata dal portiere spagnolo. Una mossa che ha davvero fatto rifiatare il Catania è l’ingresso di Manneh che dopo vari tentativi e tanta corsa ha il tempo di procurarsi un calcio di rigore a tempo scaduto (anche qui su una grossa indecisione della difesa avellinese).

Sarao, a tempo scaduto, sigla la sua ottava rete in questo campionato con la maglia del Catania. Una bella vittoria che non deve però far dimenticare il periodo difficile ma, anzi, proprio da quei momenti bisogna ripartire per non ripetere gli stessi errori e a pagare è stato solo uno. 

(Fonte foto: Free Press Online)

“Per il Catania ha segnato il numero 8, STEFANIA SBERNA!”

“Per il Catania, ha segnato il numero 8…Stefania Sberna! Stefania Sberna! Stefania Sberna! Stefania…S-B-E-R-N-A!”.

Stefania indosserà la maglia “numero Infinito” per tutti i tifosi rossazzurri. Vorremmo dotarci di una bilancia d’orafo per pesare le parole al milligrammo anche se saranno comunque fuori luogo; e sarebbe utile anche per misurare in oro il valore di questa donna, mamma, moglie, lavoratrice, spesso etichettata come “voce del Catania”, a ben donde, perché se il Catania fosse stato una persona, avrebbe avuto il suo timbro, la sua verve, 

Qualcosa in più di un cattivo presagio mi ha indotto (userò la prima persona pur rifuggendola come da prassi giornalistica ma trattasi di licenza sentimentale), a inviarle un timido messaggio su Messenger nella speranza di ottenere una risposta. Erano le 22:20, per pochi secondi il “pallino” era verde, speravo leggesse, speravo fosse on-line, speravo fosse ancora in tempo per vincere la sua battaglia: 

“Non andavo allo stadio dall’1 marzo 2020. Oggi, finalmente, ero presente ma senza la tua voce ho avuto l’impressione che mancasse qualcosa anche dopo il fischio finale quando i pochi fortunati esultavano. Non ti chiederò nulla perché non mi piace essere invadente ma, qualunque sia la causa della tua assenza, spero di sentire riecheggiare la tua voce allo stadio. Se il Calcio Catania fosse una persona, avrebbe la tua voce. Un abbraccio”.

Spero che il Calcio Catania, alla prima occasione utile, “passi della bella musica”. Sinceramente non ricordo nemmeno quando e con chi giocherà in questo momento e non ho nessuna voglia di controllare. Ciò che conta è che, se avrò il privilegio di essere tra i presenti, vorrei sentire ancora la sua voce scandire la formazione, magari sfruttando le registrazioni di quelle precedenti, sperando che il calciomercato invernale non giochi brutti scherzi e che i nomi degli undici titolari, almeno una volta, siano stati pronunciati da Stefania. Una sorta di collage fonico che ci restituisca il nostro numero 8, che giustifichi il numero di maglia che, idealmente, le abbiamo cucito addosso. Per sempre.

(foto: calciocatania.com)

Ciao Stefania…

La redazione di Catania Mood esprime il proprio cordoglio alla famiglia di Stefania Sberna, storica voce del Calcio Catania, prematuramente scomparsa. 

Se ne va un pezzo importante della storia rossazzurra, trent’anni al fianco del Catania esultando ad ogni singolo gol. 

La tua voce riecheggerà in ognuno di noi. 

Ciao Stefania, buon viaggio, rimarrai per sempre nei nostri cuori… 

(Foto: calciocatania.com)

Buon compleanno Ciccio Lodi! (VIDEO)

Nel calcio si sa, il numero 10 viene spesso associato al miglior giocatore della squadra, al fantasista, al fuoriclasse, in questo fantastico mondo infatti, è facile individuare dei mostri sacri che hanno indossato e che continuano a indossare questo numero “prestigioso”: da Diego Armando Maradona a Lionel Messi, da Michel Platini a Roberto Baggio, da Ruud Gullit a Ronaldinho. 

Passando dal generale al particolare, soffermandoci sull’analisi della nostra storia, il numero 10 è stato affidato a diversi calciatori tra cui Peppe Mascara, Roberto De Zerbi, Luis Oliveira, Davor Vugrinec, Pitu Barrientos per un breve periodo, fino a giungere al numero 10 della nostra storia per antonomasia: Francesco Lodi. 

Il giocatore di Frattamaggiore classe 1984 esordisce in maglia rossazzurra nel gennaio 2011 in occasione della trasferta di Cesena, ma si fa notare dall’intera tifoseria catanese nella partita casalinga contro il Lecce finita per 3-2 nella quale sigla una bellissima doppietta su calcio di punizione, specialità della casa.

Da quel momento in poi entra di diritto nel cuore di ogni tifoso etneo con il suo meraviglioso piede mancino in grado di risolvere spesso e volentieri numerose partite grazie alle pennellate realizzate su punizione, grazie ai rigori procurati e battuti alla perfezione o addirittura grazie alle meravigliose giocate utili per servire i compagni di squadra situati in posizioni più favorevoli. 

Lo possiamo definire un artista, un geometra, un pittore, lui che per ben tre volte ha deciso di tornare nella squadra che lo ha reso grande facendolo esplodere definitivamente nei palcoscenici calcistici italiani più eccelsi, rendendolo uno dei giocatori più importanti del club siciliano. 

“Ciccio”, com’è soprannominato dalla tifoseria etnea, è parte integrante della storia rossazzurra, rientrando nella speciale classifica dei migliori marcatori all-time con ben 206 presenze e 50 gol, superando mostri sacri come Gionatha Spinesi, Guido Klein, Memo Prenna, restando dietro solo al grande Giuseppe Mascara. 

Oggi “Ciccio” continua ad incantare con le sue giocate la città di Messina (sponda FC), ma lui sa per certo che Catania è casa sua, e che verrà sempre rispettato e omaggiato da quella tifoseria che lo ha cresciuto e che lo ha sempre amato. 

Buon compleanno Ciccio!

(Foto: MeridioNews)

Cavese-Catania: arbitra Bitonti

Il match valevole per la trentatreesima giornata tra Cavese e Catania in programma sabato 27 alle ore 15, sarà diretta dal signor Paolo Bitonti della sezione A.I.A. di Bologna, coadiuvato dal primo assistente il signor Vincenzo Adriano Catucci, dal signor Orazio Luca Donato della sezione di Milano (secondo ufficiale), quarto ufficiale il signor Valerio Maranesi della sezione di Ciampino. 

(Foto: Calcio Fere)

Catania
Esclusiva, Di Stefano (MondoCatania.com): “Sigi ha commesso degli errori. Tacopina unica via per risollevare il Catania”

Per la nostra rubrica Mood Ospite, abbiamo intervistato il giornalista Fabio Di Stefano (MondoCatania.com) con il quale abbiamo chiacchierato sulla vittoria del Catania ai danni dell’Avellino, sulla questione closing e sul campionato. Di seguito le risposte alle nostre domande.

1) Fabio, innanzitutto ti ringraziamo per aver accettato il nostro invito. Iniziamo subito parlando della vittoria contro l’Avellino. Che idea ti sei fatto sull’improvvisa reazione dei rossazzurri? Ti aspettavi un risultato così positivo?

“Quando si cambia guida tecnica non si sa mai cosa possa accadere. È una regola vecchia quanto il calcio, ma sempre valida. Il Catania nelle ultime settimane non stava facendo bene per molteplici motivi. Evidentemente la squadra ha perso sicurezza e il rapporto con Raffaele non era più solido come prima. La brutta sconfitta nel derby e le critiche della piazza hanno fatto il resto. C’era da aspettarsi una reazione, perché i calciatori volevano dimostrare di essere validi. Ma adesso occorrerà ripetersi”.

2) La piazza rossazzurra sembra essere ormai divisa tra chi sostiene la SIGI e tra chi, invece, critica il loro operato. Tu da che parte stai?

“È una vicenda in cui occorre equilibrio. Innanzitutto credo che si debba fare il tifo per il Catania e non per la proprietà, qualunque essa sia. Sigi ha salvato il Catania dal fallimento, questo è un fatto. Certo, avevano presentato un programma, e vanno giudicati per quello. Non credo che abbiano acquisito il Catania per passare subito la mano. Evidentemente si sono resi conto di non avere le risorse per andare avanti. Un altro errore, a parere mio, è quello di aver puntato apertamente su un campionato di transizione: in Serie C, e in una piazza come Catania, è difficile chiedere alla gente di accontentarsi di ben figurare, soprattutto dopo anni e anni in cui i tifosi ne hanno viste di tutti i colori”.

3) Cosa ti aspetti da questo finale di stagione? Credi il Catania possa ritornare in corsa per il quarto/quinto posto o, invece, pensi che debba difendersi dalle inseguitrici?

“Oggi più che mai credo che il Catania debba ragionare partita dopo partita. Sembra una frase fatta, ma è così. Certo, dando un occhio alla classifica credo che gli etnei possano puntare a scalare una o due posizioni. Grazie alla vittoria di ieri, le dirette inseguitrici si sono un attimino staccate, mentre la sesta posizione, occupata dal Foggia, dista solo un punto. Sarebbe importante arrivare tra le prime sei, così da poter giocare la gara “secca” dei playoff in casa”.

4) La telenovela Tacopina non sembra ancora voler raggiungere la fatidica fumata bianca. Secondo te, si arriverà presto all’atto conclusivo? Cosa ti aspetti dall’era americana del Catania?

“Non conosco le sfumature della vicenda, se non per aver ascoltato le parole dei legali del club etneo. Mi auguro solo che l’affare si faccia, magari prima dell’inizio dei playoff. Da Tacopina magari non mi aspetto lo Scudetto, come promesso più o meno seriamente dall’avvocato newyorchese, ma una rinascita del Catania sì. I rossazzurri hanno tutto per poter frequentare con costanza la Serie A, a cominciare da un pubblico numeroso e appassionato. E poi c’è Torre del Grifo, un centro sportivo all’avanguardia in Italia e non solo. Credo che il primo obiettivo di Tacopina debba essere quello di costruire subito un Catania finalmente vincente. Il tifo catanese non può più aspettare”.

5) Infine, ti chiedo un parere sulla classifica del girone C. Rispecchia le tue idee di inizio stagione? Secondo te, qual è la squadra o le squadre che hanno sorpreso e chi quelle che invece hanno deluso? 

“La classifica a questo punto del campionato dice sempre la verità. Tutti si aspettavano che il Bari fosse in lizza per la prima posizione. Qualcosa in più ci si aspettava anche dal Palermo e dalla Virtus Francavilla, compagine abituata a centrare i playoff. La squadra delusione è sicuramente il Bari. La sorpresa il Foggia di Marchionni: i rossoneri sono partiti in ritardo e in mezzo a tanti problemi societari. Quasi nessuno immaginava di vederli così in alto a questo punto del campionato”.

Escl. – Sica (Giornalista Avellino) – “Il Catania ha dominato all’andata e al ritorno, l’Avellino l’ha sottovalutato. Russotto devastante! E ai play-off…”

Catania Mood ha raggiunto telefonicamente Stefano Sica, addetto stampa del Team Napoli Soccer, conoscitore di calcio a 360° ed esperto dell’Avellino, per commentare la sconfitta dei “lupi” maturata al “Massimino” dopo l’invidiabile serie di risultati utili consecutivi inanellata precedentemente.

Con Stefano Sica abbiamo discusso ampiamente e dettagliatamente di Catania-Avellino, di play-off e dei protagonisti del match soffermandoci anche sul progetto sportivo ideato da Italo Farinella e Bruno Di Napoli, il sopracitato Team Napoli Soccer, un unicum di cui Stefano Sica rappresenta l’anima comunicativa.

Stefano, parlaci innanzitutto del progetto “Team Napoli Soccer”. In cosa consiste?

Si tratta praticamente un raduno estivo per Under utilizzabili in D e nei campionati regionali oltre che giovanili, con allenamenti quotidiani dal lunedì al venerdì e partitelle in famiglia infrasettimanali per addetti ai lavori e osservatori.
È un raduno nato nel 2010 anche per Over svincolati, poi da qualche anno riguarda solo gli Under. Dura un mese e mezzo, più o meno da metà giugno a fine luglio. Per esempio un nome che abbiamo selezionato è il compianto Lello Santagata, ex Casarano, deceduto a causa di un tumore appena 18enne. È stato con noi due anni, poi andò alla Sangiustese che lo venne a vedere proprio a Napoli. Io poi do solo una mano logistica e comunicativa ovviamente. Il progetto è stato ideato da Italo Farinella, che è un talent scout, e Bruno Di Napoli che è un agente Fifa (http://www.assistcalciatori.com/portale/).

L’Avellino era falcidiato dalle defezioni sia a causa di guai muscolari che per le tre positività al Covid-19. Quanto hanno pesato le assenze per mister Braglia?

Probabilmente a centrocampo qualcosa si è sofferto visto il trend di De Francesco e Carriero. A parte D’Angelo, sempre prezioso negli inserimenti senza palla, Aloi e Adamo non sono riusciti ad incidere. Ma è difficile fare una correlazione di questo tipo in maniera categorica, visto l’approccio totalmente sbagliato da parte dei Lupi. Anche all’andata, il Catania si presentò al Partenio-Lombardi con diverse assenze, eppure riuscì sostanzialmente a dominare per quasi un’ora e mezza. A Catania in campo ci è scesa una squadra non totalmente diversa dall’11 che normalmente Braglia ha in mente.

Ritieni che ci siano stati più meriti da parte del Catania o più demeriti irpini?

Come sempre i due aspetti si mischiano. I demeriti dell’Avellino sono forse predominanti perché a mio avviso non ha affrontato la partita con la giusta mentalità, è sceso in campo un po’ svuotato dal punto di vista psicologico e probabilmente anche con un pizzico di sottovalutazione dell’avversario. I meriti del Catania sono stati quelli di aver indovinato l’approccio e di non essersi adagiato dopo il vantaggio. È stata una scelta strategica che ha spiazzato i biancoverdi. Non è un caso che l’Avellino ha faticato per molto tempo ad uscire dalla propria metà campo procurandosi la prima vera occasione da rete solo dopo la mezz’ora. Troppo poco.

Quando si cambia allenatore solitamente avviene una scossa benefica su tutto l’ambiente. Nella fattispecie, a tuo avviso, credi che l’avvicendamento abbia fatto la differenza in termini di motivazioni?

Non è una regola assoluta, ma nella stragrande maggioranza parte dei casi è ciò che avviene. E, a giudicare dall’interpretazione della partita da parte del Catania, non si può dubitare che il cambio in panchina abbia dato qualcosa al gruppo in termini di spinta e rinnovato entusiasmo. Questa rinascita si è vista non solo nel primo tempo, dominato in lungo e in largo per gioco e intensità, ma anche nella ripresa quando è stato necessario mantenere quel pressing e quello spirito di sacrificio per contenere il ritorno dell’Avellino, che obiettivamente c’è stato. Fermo restando che è presto per trarre giudizi definitivi. Vedremo, ma molti rossazzurri si sono espressi su livelli nettamente migliori rispetto all’era Raffaele. E non è solo – e sarebbe prematuro affermarlo – una questione di stravolgimento del sistema di gioco.

Come hai visto il Catania? Che idea ti sei fatto dei rossazzurri? Secondo te possono ambire al “traguardo grosso” passando dai play-off?

I play-off sono sempre una lotteria nella quale tutto può succedere. Conterà principalmente la condizione atletica che poi trascinerà con sé anche quella mentale. Senza contare gli imprevisti legati al Covid, che sono sempre una variabile in grado di condizionare anche squadre molto attrezzate. Manca troppo tempo per farsi un’idea. Se il sussulto vissuto con l’Avellino non sarà un fuoco di paglia, il Catania può giocarsi le proprie carte, ma la concorrenza è tosta. Braglia si sa che è uomo play-off, il Catanzaro ha un organico competitivo in grado di arrivare fino in fondo, il Bari resta comunque un’incognita, la Juve Stabia diverte molto e vive sulle ali dell’entusiasmo. E potremmo parlare anche delle primissime degli altri due gironi. Sarà durissima.

L’Avellino con il Catania ha raccolto zero punti. Rispetto alla partita d’andata hai visto un Catania in crescita o ritieni che i biancoverdi abbiano racimolato meno di quanto meritassero nell’arco dei 180′?

Sono state due gare in pieno controllo rossazzurro. Il Catania le ha dominate entrambe e l’Avellino, seppur in cerca ancora di una quadratura a novembre, ha poco da recriminare. Nelle due sfide, la reazione dei Lupi c’è pure stata, ma troppo tardiva e a giochi fatti.

Un’ultima domanda. Quale giocatore rossazzurro ti ha impressionato maggiormente?

Russotto è stato devastante e non solo per i gol, ma anche per la sua imprevedibilità e velocità tra le linee. È stato per lui un autentico pomeriggio di grazia. Mi è piaciuta anche la mezz’ora di Manneh, rigore procurato a parte.

E se dovessi stabilire il migliore in campo dell’Avellino, quale giocatore indicheresti?

Forse, più che migliore in campo, si dovrebbe individuare chi più di tutti è uscito dal campo con l’onore delle armi. Santaniello per esempio è stato molto dinamico e spesso attivo in area avversaria. Ha cercato spunti, non si è risparmiato mai, ha fatto quello che poteva nel contesto che gli era dato. Il duello con un tonico Claiton è stato molto bello da vedere. Buono anche l’impatto di Rizzo, che ha provato a dare velocità e accelerazioni a una squadra bloccata. Tra lui e Adamo si è notata una bella differenza. Insufficienti tutti gli altri, al netto di D’Angelo.

Avellino – Pres. D’Agostino: “Non è che il Catania abbia fatto chissà cosa”

Intercettato dai microfoni di Prima Tivvù a Contatto Sport, il Presidente dell’Avellino, D’Agostino, ha commentato la sconfitta maturata dagli irpini al “Massimino” contro il Catania:

“Dopo 14 gare consecutive positive la sconfitta ci può stare. I ragazzi hanno disputato un ottimo secondo tempo, dopo un primo tempo un pò difficile. Non siamo stati fortunati a trovare il 2-2 ma poi il 3-1 ci penalizza eccessivamente, anche perché il Catania non è che abbia fatto chissà che cosa, quindi una sconfitta che ci dispiace ma che accogliamo senza troppi drammi. Io faccio comunque i complimenti alla squadra, perché ha comunque giocato bene. Adesso dobbiamo pensare alla prossima gara e non dobbiamo abbatterci e dobbiamo arrivare fino in fondo così come stavamo facendo. Ci sono state delle occasioni dove potevamo fare meglio, il Massimino tra l’altro ci ha sempre penalizzato, non vinciamo da tanti anni,  e non abbiamo mai avuto fortuna. Però è andata così e bisogna ripartire. Loro nelle poche occasioni create sono stati più bravi di noi. Il calcio è anche questo e se non realizzi i gol poi le partite puoi perderle”.

(foto: foto: gianlucadimarzio.com)

Cavese-Catania: nel segno di Antonio Vanacore

Partiamo dal comunicato ufficiale con cui la Cavese ha reso nota la scomparsa di Antonio Vanacore, che detiene un triste primato: si tratta della prima vittima del Covid-19 nel calcio professionistico italiano:

“La Cavese 1919 comunica, con immenso dolore la scomparsa del vice allenatore Antonio Vanacore. Alla sua famiglia l’abbraccio e la vicinanza della società, della squadra e di tutto il popolo aquilotto. Ciao Antonio, uomo e professionista insostituibile”.

Quando si parla di questa “brutta bestia” il rischio di banalizzare e scadere in luoghi comuni è sempre dietro l’angolo. Ma una menzione speciale ci sembrava doverosa. Una pandemia globale che ha spento quasi 3 milioni di vite nel mondo non può essere taciuta od obliata nemmeno da chi si occupa di calcio, sport e sorrisi.

E poi, il calcio, non è più lo stesso. L’alone di tristezza che avvolge i giocatori in campo, circondati da spalti vuoti, è solo una goccia in un oceano di melanconico silenzio: quello di chi non c’è più, di chi non potrà esserci nemmeno quando i cancelli degli stadi d’Italia riapriranno i battenti. Di Antonio Vanacore ce ne sono decine di migliaia, sono tutti quei tifosi, addetti ai lavori, medici, infermieri, professionisti, operai, impiegati, che bazzicavano tra curve e tribuna poiché accomunati dalla passione per il calcio e dall’amore verso i colori della rispettiva squadra del cuore ma che non potranno più stringere in mano il loro biglietto e sventolarlo orgogliosamente prima di entrare nel teatro dei sogni.

E già, lo stadio può assumere significati reconditi che nemmeno noi stessi siamo in grado di percepire. Non è solo un gol ad infiammare la gioia, non è soltanto una vittoria ad allietare le nostre domeniche; custodisce la storia di 20.000 persone, amplifica i battiti di 20.000 cuori, è il trionfo della vita. Vederlo vuoto e lacrimevole, ne mortifica l’essenza.

Quando i calciatori segnano un gol in casa davanti al pubblico amico, le restrizioni impongono che l’urlo di gioia di chi gonfia la rete superi in decibel quello dei pochi presenti. “La brutta bestia” ha sovvertito l’ordine naturale delle cose, ridefinito le regole, stracciato prima il nostro vecchio decalogo, poi le vite. 

Il Catania, sabato prossimo, giocherà sul campo della Cavese: senza pubblico, senza cori, senza tifosi al seguito. E senza Antonio. A una settimana esatta dalla sua scomparsa volevamo ricordare, ancora una volta, l’allenatore 45enne che ha lasciato vuoto quello spazio in panchina contribuendo a un silenzio incurabile.

(foto: cavese1919.com)

Braglia se la prende con arbitri e raccattapalle ma la stampa locale ha un’idea diversa

Secondo il portale www.itvonline.news il Catania ha meritato la vittoria sull’Avellino, nonostante qualche mugugno da parte di mister Braglia che ha additato arbitro e raccattapalle, individuando nella direzione arbitrale e nell’atteggiamento di chi doveva restituire immediatamente i palloni ai giocatori irpini, un concorso di colpe che ha avrebbe contribuito alla sconfitta:

“Gli etnei guidati dal neo allenatore Baldini vincono prepotentemente contro gli irpini ma l’ennesima sconfitta del Bari contro il Catanzaro rende la sconfitta meno amara”, in antitesi con quanto dichiarato da mister Braglia in zona mista dopo la gara del “Massimino”:

 “Noi abbiamo perso a Francavilla con lo stesso arbitro di oggi, spero che chi di dovere abbia visto. Episodi clamorosi sia oggi che in quella partita 3-4 mesi fa. Non so se si vuol far finta di niente. Poi, oggi sparivano i palloni e ci volevano 5 minuti per battere le rimesse. Quando accade a noi prendiamo solo multe e deferimenti. Qui sembrava che fosse tutto regolare e questo non mi sta bene”.

Si dice che la verità si trovi sempre nel mezzo ma, a giudicare dalla prestazione dei rossazzurri e dai commenti di parte della stampa locale, probabilmente stavolta la bilancia pende nettamente in favore del Catania.

(Foto: CalcioCosenza.it)