Roselli (Andria): “Caso Catania? Io ho sempre chiesto chiarezza”

Dopo aver disputato le due gare playout contro la Paganese riuscendo ad ottenere una clamorosa salvezza, il presidente della Fidelis Andria Aldo Roselli ha parlato in conferenza stampa per fare il punto della stagione complessa appena trascorsa in casa dei leoni azzurri; a tal proposito non mancano commenti sul caso Catania che ha stravolto la classifica del girone C di serie C: 

Retrocedere sarebbe stata una doppia beffa non solo sul piano sportivo ma anche finanziario, se penso al ripescaggio. Se siamo in C non è per vittoria del campionato ma per fondo perduto. Caso Catania? Qualcuno dice che la sua esclusione ci abbia favorito. È innegabile ma anche riduttivo e non esaustivo. Il Catania era già fallito a dicembre ma la sentenza era arrivata a tre gare dalla fine del campionato. Ma se i tempi fossero stati più brevi cosa sarebbe accaduto? Io ho sempre chiesto chiarezza. 

(Foto: AndriaViva)

Associazione Catania Rossazzurra per valorizzare il brand Catania

Qds.it riporta una notizia che vale la pena riferire stamani:

“Un post sulla pagina Facebook “Catania al Vertice”, consorzio di società sportive rappresentate dal presidente Nello Russo, annuncia la futura nascita dell’Associazione Catania Rossazzurra. A completare il post una didascalia relativa ai personaggi ritratti in una foto, ovvero Puccio Gennarino, Enzo Stroscio, Enzo Ingrassia, Nello Russo appunto, e Andrea Scuderi, ritenuti promotori dell’iniziativa, insieme ad altri come per esempio l’avvocato Enzo Trantino.

supportare ogni genere di attività che possa valorizzare il brand rappresentato dalla città di Catania in vista di un futuro – auspicabile – avvio di un nuovo progetto sul fronte calcistico, ripartendo dai dilettanti”.

 

Catania
Avv. Rapisarda: “Interroghiamoci: davvero vogliono il bene del Catania?”

L’avvocato Giuseppe Rapisarda, paladino del Calcio Catania da che mondo è mondo, nonché tifoso sfegatato dei colori rossazzurri, ha redatto un post sul suo profilo Facebook, che vi invitiamo a leggere nella sua interezza.

Si tratta di una disamina costellata di punti interrogativi da cui pretendiamo che l’attuale amministrazione tragga e riferisca risposte immediate:

Chi sostiene che c’è tempo rivestendo il proprio ragionamento con la banale ovvietà che la stagione finisca il 30 giugno, del Catania e della sua gente non ha capito niente.
Ogni istante da quel 9 aprile è macigno che rimuove la ragion d’essere stessa di stare insieme in questa città.
Ogni attimo senza il Catania toglie a Catania la sua ragione di vivere e sorridere. Di avere un unico Cuore pulsante che racchiuda quello di tutti.
 
Sappiamo perfettamente che dentro il Catania vi sono state professionalità di primo ordine. Rimaste da A quando già si era in C anche come mentalità.
Ma sono quelle che Sigi trovò per essere chiari e non ebbe la forza economica di rimuovere.
La differenza è nota agli addetti ai lavori. Andiamo oltre.
 
Volete e vogliamo tutti questo soggetto giuridico che interrompa l’incantesimo. A parole si. Coi fatti, molto meno.
Ci sono le condizioni ambientali perché arrivi a Catania? No è la risposta.
Sono stati creati i presupposti per invogliare la curiosità a venire ad investire a Catania? No è la risposta.
La Federcalcio, smettiamola di ritenere che sia nemica del Catania, i tempi sono assai cambiati da quelli di Matarrese, è assai preoccupata dalla assenza di proclamata e praticata discontinuità della Amministrazione comunale che deve gestire questa fase delicatissima con chi sino a ieri ha assunto tutte le decisioni sul Catania e del Catania.
Una contiguità che seguita a dispetto delle rassicurazioni in modo beffardo. E allora, signori smettiamola di giocare a nascondino,
Perché imprenditori, anche adusi al mondo del calcio, improvvisamente raffreddano la voglia iniziale di provarci o almeno tentare?
Appena prendono informazioni approfondite su di “noi”, frenano l’interlocutore con un “adesso no, magari dopo…”
Perché raccolgono su “Noi” impressioni negative?
Perché nessuno di veramente nuovo dal passato pare voglia venire qui a Catania?
Non siamo fortunati, abbiamo trovato una raccolta di persone capaci che a Catania però diventano incapaci e perdono improvvisamente il gusto di impresa, di intraprendere, o c’è dell’altro?
Avete una risposta al Comune di Catania in proposito?”.
 
Maurizio Anastasi: “Serve un Catania che domini per riaccendere la passione”

Simbolo di abnegazione e coraggio quando c’era da aggredire l’avversario. Una vita da mediano rossazzurro quella di Maurizio Anastasi che ha concesso a “La Gazzetta dello Sport” un’interessante intervista:

“Serie D? Intanto servirebbe un presidente che abbia carisma, che abbia la cultura del Catania calcistico, oltreché una potenzialità economica che lo porti a vincere. Serve una squadra che domini per riaccendere la passione. Catania è una piazza che può trovare le persone giuste per riprendere il discorso”.

Da giocatore Anastasi esordì nel Catania proprio nel Campionato Nazionale Dilettanti per poi ritornare da profeta in patria fino alla conquista della Serie A nel 2006.

(foto: youtube.com)

Orazio Russo: “Dobbiamo solo augurarci una rinascita degna della piazza”

Orazio Russo, storica ala offensiva che ha vestito la maglia rossazzurra inizialmente nel periodo tra il 1991 e il 1993, in seguito nel biennio 2004-2006 per poi appendere gli scarpini al chiodo il 16 maggio 2010 in occasione della gara contro il Genoa, si racconta ai microfoni del quotidiano locale La Sicilia:

Per come si è chiusa la stagione, i tifosi sono stati i più penalizzati. In questo momento possiamo solo augurarci una rinascita importante, degna della piazza. Catania senza calcio non può stare e vedere i playoff con altre squadre impegnate al posto nostro mi fa solo stare male. La città vorrebbe tornare a parlare solo di calcio. Lavorare a Catania dovrebbe rappresentare una sfida stimolante e avvincente. Le difficoltà del mondo del calcio le conosciamo, ma esistono in tutte le piazze. Mi auguro che si presenti un personaggio che abbia il desiderio di riportare l’entusiasmo in città, serviranno soprattutto le risorse. Catania deve rinascere e sicuramente lo farà. Dovrà ripartire dalla D, ogni altra categoria sarebbe l’ennesima batosta per questa città. I giovani Flavio Russo ed Emanuele Pecorino? Ho ammirato la crescita di molti ragazzi talentuosi, si è perso un grande patrimonio. Flavio è giovane di prospettiva, sa cosa vuole ed è destinato a fare grandi cose. Emanuele ha avuto un’annata complicata ed è stato sfortunato, ma con la sua caparbietà otterrà i risultati che merita“. 

(Foto: CalcioCatania.com)

Comune di Catania
CATANIA, ancora in attesa della pubblicazione della manifestazione d’interesse

Giusti i tempi stabiliti dalla FIGC, perplessità sulla staticità del Comune

Fare chiarezza è fondamentale, soprattutto adesso. Negli scorsi giorni, infatti, si è creato un bailamme totale, che non aiuta affatto. Sulla labirintica questione relativa alla pubblicazione della manifestazione d’interesse, è sorto un misunderstanding poco simpatico. Si è sostenuto e si continua a sostenere che quest’ultima doveva giungere una volta a conoscenza della categoria di militanza del nuovo Catania. Niente di più errato. Giuste le tempistiche della Federazione Italiana Giuoco Calcio, che si esprimerà tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, nonostante il disappunto di una parte di piazza probabilmente non avvezza a certe dinamiche. A non persuadere, tuttavia, è la flemma dell’amministrazione comunale, onestamente non nuova.

Anticipare i tempi per non avere brutte sorprese in estate: messaggio recepito?

L’esclusione del Catania dallo scorso campionato, seppur ha rappresentato una pagina nerissima, poteva, paradossalmente, avere degli aspetti positivi. Per la precisione, un aspetto: anticipare i tempi. Pubblicare la manifestazione d’interesse un mese prima, anziché a fine maggio, avrebbe cambiato poco al Comune, ma forse, usiamo il condizionale, avrebbe cambiato molto per il futuro del calcio catanese. Siamo convinti che, maggior tempo a disposizione, poteva permettere un maggior coinvolgimento di possibili imprenditori interessati. Fare tutto a rilento, crediamo sia la mossa meno intelligente, anche perché non è facile riuscire nell’intento, a maggior ragione se il tempo sia davvero ristretto. A Bari, a Modena, a Palermo, esisteva già almeno un interessato certo, non apparente. Qui non vi è traccia alcuna.

Stando alle parole del Presidente della LND Sicilia, Sandro Morgana, seppur l’interesse della Federazione è quello di assegnare al Catania la Serie D per il blasone e valore della piazza, se non si riuscirà ad attrarre imprenditori abbienti e soprattutto seri, il rischio è quello di perdere pure la possibilità di partecipare alla quarta categoria del calcio italiano, e ciò rappresenterebbe l’ennesimo schiaffo morale ad una piazza già sopraffatta.

 

Fonte immagine: Giornale di Sicilia

Catania: altri episodi di violenza dopo la maxi-rissa di Scordia

Fanno discutere i ripetuti episodi di violenza che si stanno scatenando a Catania e Provincia. Dopo i fatti di Scordia, nella gara di ritorno del campionato provinciale etneo Under 17 tra Gymnica Scordia e Libertas Catania Nuova finita in maxi-rissa, si sono registrati altri casi di aggressione, stavolta ai danni degli arbitri:

“Il questore di Catania ha emesso cinque Daspo, di durata compresi tra uno e quattro anni, per aggressione agli arbitri di due partite di calcio dilettante: Atletico Picanello-Real Trinacria, per Giovanissimi Under 15, giocata il 7 marzo al Velletri, e San Giorgio Catania-Ragazzini Red, di Terza categoria, disputata l’8 maggio al Valle di San Giovanni Galermo”, si legge su “La Sicilia”.

Quando i bambini facevano: “Oh, guarda il Catania…!”

Il Calcio Catania era dei bambini, dei nostri bambini. Dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei figli altrui, dei compagnetti, dei Pulcini del Calcio Catania invitati allo stadio per assistere alla gara del magico ’46.

“Parrari do Catania” era un’occasione d’oro per spezzare la monotonia della lezione in classe quando il professore innamorato del rossazzurro improvvisava un sermone spropositato ricordando il gol di Mascara a Palermo o il 3-1 all’Inter, dinanzi all’incredulità dei disinformati e al menefreghismo dei non-calciofili. Da Dante a Petrarca,  da Boccaccio a Mascara, per rimanere in tema di artisti, della letteratura, del pallone ma pur sempre geni. Trattavasi di gradita divagazione.

Oggi piangono i genitori e piangono i figli. I primi per qualcosa che non c’è più, i secondi per qualcosa che conoscono appena e che rischiano di non approfondire affatto. Le emozioni vissute dai genitori, quando gli occhi s’illuminano rievocando gesta eroiche, meritano di contagiare i figli. La storia della fenice che risorge, più forte di prima, dalle proprie ceneri, è vecchia ma funziona ancora come tutte le cose antiche: il Nokia 3310, indistruttibile, la Citroen immatricolata nel ’79 che non vuole saperne di spegnersi, la vecchia BMX di papà che faceva enduro in quartiere  senza saperlo.

Anche il Catania Calcio 1946 età così: inossidabile, eterno. In un certo senso lo è ancora perché vive nel cuore di chi lo ama. Però ora restituitecelo, balzate via da quelle poltrone che vi conferiscono il potere di amministrare la Repubblica di Pulcinella, ingozzatevi di buonsenso, tracimate lacrime per i vostri imperdonabile errori e non perseverate. Non perseverate! Catania è lì che vi aspetta e vi giudica, i giochetti di potere non piacciono ai bambini, non si trovano al Luna Park. Le montagne russe secernono adrenalina ma, attenti, che poi ci si schianta. 

Catania deve avere  il coraggio di urlare. Ogni piazza deve farsi “Curva”, ogni coro deve farsi “Denuncia”. Non accetteremo mai più incompetenza o, peggio, tornacontisti. Dobbiamo perseguire un unico obiettivo, tutti indistintamente,  dalla stampa alla politica, dalla tifoseria ai nuovi imprenditori: il Catania! La civiltà è l’unica arma che imbracceremo e può far molto male se voltiamo le spalle a chi non resterà verso questo unico obiettivo. La solitudine è il girone infernale che attende i disertori.

Catania, tifosi insofferenti. Tanto pour parler, poca sostanza

Stamattina i quotidiani riferiscono di una città sull’orlo di una crisi di nervi per la questione, sempre irrisolta, del nuovo Calcio Catania che tarda a prendere forma.

Un’insofferenza che si inasprisce giorno dopo giorno dato che non vengono mai fornite risposte adeguate e pragmatiche circa il futuro immediato di una nuova società. Le voci che si susseguono da giorno si sono esaurite a due possibilità: cordata toscana e cordata romana con base a Catania, ma di passi ufficiali con il Comune, nemmeno l’ombra. 

Pare sia avvenuto un incontro, un pour parler, ma nulla di più allo stato dei fatti. Certo, non conoscere la categoria d’appartenenza non aiuta ma la manifestazione d’interesse, per essere degna di tale denominazione, dovrebbe essere più forte anche dei legittimi dubbi sulla categoria. Del resto, difficilmente la FIGC non terrebbe conto di candidature forti…

CATANIA
CATANIA SVEGLIATI! Agire, o il calcio catanese rischia di sparire!

Vigilare, vigilare e vigilare…un loop per garantire il calcio a Catania, mai stato così in discussione

Se a Palermo si sogna ad occhi aperti, a Catania prendere sonno è missione ardua, perlomeno lo è per chi tiene davvero all’ormai defunto Calcio Catania, ma spera in una rinascita. Il pallone non rotola più al Massimino da oltre un mese, ma da quel 9 aprile vige uno stato di quiescenza totale su tutti i fronti possibili.
No, non è uno scherzo, è un’amara verità. A parte le dichiarazioni fac-simile da parte di alcuni membri comunali, a parte le interviste a presunti intermediari di operazioni estere che rimembrano le peggiori burlesche commedie teatrali, la fa da padrona la staticità, la involuzione di uno scenario che, considerate le dolorose giornate vissute dai tifosi rossazzurri, probabilmente doveva già garantire prospettive appaganti. Invece no, il solito subbuglio tutto stile catanese che non porta a nulla.
E poi c’è pure il silenzio assordante di chi invece dovrebbe alzare la voce a difesa della propria città. È vero, non c’è più la matricola 11700, non c’è più il ’46, ma un disinteresse così robusto, onestamente, era ed è inaspettato.
In fin dei conti, il sostegno dato ai ragazzi in rossazzurro fino a quel 9 aprile, non era più rivolto a quegli ideali, ma ad un gruppo di ragazzi che, se tutto andasse come normalmente dovrebbe andare, potrebbe ricrearsi e, perché no, potrebbe far rivivere nel tempo nuove emozioni. Eppure, la sensazione è che interessi poco. 

A Catania si va controcorrente: perdere tempo, anziché cercare una via d’uscita

Succede che, quindi, ancora una volta si crea un vero e proprio bailamme. Si fa confusione su tutto, così come si è fatta per mesi, anzi, ad essere onesti, per anni.  Da chi dovrebbe trasmettere fiducia, arriva soltanto un’enorme senso di disorientamento. Tanto forte da creare un grosso malinteso su un qualcosa di ovvio, vale a dire la preparazione del bando prima dell’assegnazione della categoria da parte della FIGC. 
Mentre in tutte le altre piazze l’iter seguito è sempre stato lo stesso, qui si vuole fare differentemente, non si comprende bene se per impreparazione ad una dinamica totalmente nuova, o per altro.
Fatto sta che, tra chiacchiere e malintesi, il tempo scorre inesorabilmente, e l’unica certezza che si ha è che ancora non esiste alcun bando. Tra le varie motivazioni date c’è quella relativa alla fine dei campionati. Non si comprende il perché una Serie D non ancora completata debba rappresentare un vincolo per la situazione del Catania, secondo noi non pertinente con la fine del torneo dilettantistico. È vero che in altre piazze si è giunti fino a luglio, ma è altrettanto vero che in altre piazze, Modena docet, il bando si è attivato a marzo e, a meno di un’annata particolare, nel mese primaverile non sono mai finiti i campionati.

Basta stratagemmi…ripartire degnamente è unica strada possibile

Non vorremmo che dietro il prolungarsi del tempo, ci siano dei grovigli da sgrovigliare. È già successo, e non è stata azione che ha portato benefici, anzi.
Urge un repulisti sotto tutti i punti di vista, allontanando tutti insieme, Comune in primis, stratagemmi vari per riuscire a spolpare il piatto più gustoso, situato alle pendici dell’Etna. A buon intenditore, poche parole.
Bisogna immettere tutti insieme le rispettive forze, così come già stanno dignitosamente facendo alcuni tifosi, per riuscire a dare un senso ad una storia che, onestamente, al momento un senso non sembra avercelo.
Il non aver dato il Catania a Joe Tacopina è costato delusione e dolore. Commettere lo stesso errore, stavolta sarebbe letale.
Ripartire degnamente è il minimo sindacale. Non esistono altre strade percorribili. Sarebbe una perdita di soldi e di tempo per chiunque ci stia solamente pensando.
La Serie D dovrà essere un viaggio di andata e ritorno molto fugace, e per far si che ciò avvenga, bisogna investire competenze e denaro, quelli che sono mancati negli ultimi anni e che hanno condotto al disastro attuale.
Vigilanza, l’unica arma a disposizione della piazza intera. È giunto il momento di interrompere ogni presa di posizione, perché continuare a far passare giorni, settimane e mesi nella più totale apatia, rischia di creare un danno di proporzioni immani per una città che, francamente, è già colma di magagne.
Che si salvi, tutti insieme, e senza artifizi vari, l’unica cosa che può ridare un minimo di lustro ad una città che, mestamente, sta rischiando di esternare gli utlimi vagiti di una sofferenza senza fine. CATANIA SVEGLIA!!!

Fonte immagine: Mostrasignorelli